LA PRANOTERAPIA

 “Medici e pranoterapia”

di Gerardo Ciannella

 

La terapia non deve essere il monopolio di un metodo, quello farmacologico, ma deve essere un mosaico di metodi: di questo sono assolutamente convinto. In particolare sono un sostenitore della pranoterapia che pratico personalmente. Per verificare l’efficacia terapeutica della pranoterapia, in sette anni di attività ospedaliera svolta nella piena ufficialità ho trattato decine di soggetti, seguendo un ben preciso protocollo clinico di ricerca: un fatto unico, al quale ho dedicato un’apposita pubblicazione dal titolo Pranoterapia: dall’energia della mente al potere delle mani (Cuzzolin editore), che smentisce chi sostiene che la pranoterapia non è suscettibile di controlli scientifici e altro non sarebbe che un effetto placebo.

 

Il mio interesse per la pranoterapia risale a quasi trent’anni fa quando, giovane medico, cominciai a lavorare all’Ospedale Monadi di Napoli: Avevo in cura prevalentemente malati cronici e mi resi conto che il 10% di questi era ricoverato per abuso di farmaci e mezzi diagnostici, in particolare radiazioni.

 

Mi posi allora alla ricerca di terapie “alternative”. Seguii corsi di medicina omeopatica e di agopuntura, approfondii anche la conoscenza della radionica e della radioestesia medica: infine all’inizio degli anni Ottanta scoprii di possedere una buona emissione pranica e cominciai a praticare e poi a fare ricerca scientifica sulla pranoterapia alla quale ero arrivato per curiosità, sapendo dell’esistenza di questa pratica terapeutica, mi ero voluto mettere alla prova dicendomi che, forse, anch’io senza saperlo ero un pranoterapeuta.

 

Concludo dicendo che le mie esperienze mi hanno suggerito l’ipotesi che l’individuo umano sia un conduttore di energia, capace di caricarsi, scaricarsi e trasmettere ad altri energie vitali in un continuo processo di comunicazione. Ritengo inoltre che non deve essere curata la malattia, ma il malato, il quale ha una sua individuale variabilità biologica e clinica e pertanto risponde individualmente all’intervento terapeutico. In questa ottica considero giusto e addirittura doveroso ricorrere a quelli che sono definiti approcci alternativi, con particolare attenzione per la pranoterapia.

 

 

 

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